Evelin Costa, nata nel 1976 a Palermo, vive a Terrasini dal 2010. Ha studiato Filosofia. Blogger dal 2008, nei suoi articoli o interviste si dedica all’arte, pittura, cultura e tradizioni siciliane. Collabora con alcuni siti e giornali online, si occupa dell’organizzazione, cura e promozione di eventi culturali. Dipinge da autodidatta. Nel 2013 la sua prima mostra di pittura “Donne del Mondo”, promossa dall’Associazione AsaDin, affronta la ricerca del sé e dell’altro a partire dal tema delle donne e dell’immigrazione. Nel Dicembre 2014 questa mostra è stata inserita all’interno degli eventi della Giornata di Impegno e di Memoria dedicata ai dieci anni dalla scomparsa di Felicia Bartolotta Impastato ed esposta nella sala di Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato a Cinisi. Nell’Aprile del 2015 è stata riproposta al Festival della Legalità “Conta e Cammina” a Macomer in Sardegna. Tra il 2013 e il 2015 ha partecipato ad alcune mostre personali, bipersonali e collettive curate da diverse associazioni tra cui l’Associazione Asadin di Cinisi-Terrasini, Associazione Simposium di Terrasini, Galleria Studio 71 di Palermo, Palermo Cult Pensiero, Associazione RicercArte.

domenica 8 marzo 2015

"Io non mi fermo qui!"

All'interno dell'evento "Io non mi fermo qui!" http://www.cinisionline.it/…/8-marzo-io-non-mi-fermo-…/10561   promosso dall'Associazione LABNovecento45 al Bar Palazzolo di Cinisi alle 16.30, si potrà anche visitare la Mostra fotografica a cura dell'Associazione AsaDin. Io faccio parte della nuova Associazione LABNovecento45 ed in collaborazione con AsaDin ho avuto la fortuna di visionare in anteprima le bellissime foto e di scrivere il testo di presentazione della mostra. Vi aspettiamo.

"Spose che dopo aver dismesso l’abito bianco della Festa, apoteosi della ricercatezza estetica, scelgono di indossarlo non più come simbolo di purezza ostentata e di apparenza, ma come “abito di lotta” per il superamento degli ostacoli che si presentano nel corso della vita. 
Una serie di scatti mai statici in cui tolti tutti gli orpelli, il trucco perfetto, le acconciature e ogni velo di effimero, è stravolta l’idea convenzionale di bellezza. Un continuo divenire che è movimento anche interiore, una crescita verso l’autoaffermazione. Una donna che afferra la propria esistenza tra le mani scegliendo di non fermarsi dinanzi alle difficoltà, ai limiti imposti ed autoimposti, vivendo intensamente la vita, che nella metafora di una corsa ad ostacoli, non ha come obiettivo un podio, ma il percorso stesso, fatto di cadute, ferite, salti, rialzate.
Così la sposa coraggiosamente intraprende una scalata faticosa verso la meta, arrampicandosi su una parete rocciosa a picco sul mare. Si salva dalle fiamme che vorrebbero avvolgere i veli che la ricoprono, si libera da reti rosse come il sangue che cercano di imprigionare la sua essenza vitale. Sconfigge il filo spinato che trattiene il suo diafano velo ma non la sua anima. Varca un cancello lasciandosi volare dietro ogni pensiero triste. In un braccio di ferro con la morte vestita di nero riesce a vincere. Solleva la propria gonna ingombrante per una corsa libera oltre ogni metaforico “stop”, scavalca muri di asperità, spezza le catene che la opprimono, emerge tra le spine come per risorgere. Scaglia una sedia a un doloroso destino da cui vuole allontanarsi, e sormontando delle scale trova la forza per calpestare ogni possibile segnale di dolore. Esce dal tunnel con passo sicuro, scappa da una galleria verso la luce e la libertà, apre una porta lasciandosi alle spalle spaventose oscurità. Nella sua corsa ad ostacoli è aiutata solo dalle proprie gambe muscolose e da un paio di scarpe da ginnastica, è lanciata in un salto verso il futuro con la forza vibrante di un cavallo nero. Fugge dal male spinta dall’amore per i suoi cari che la tengono legata alla vita e grazie al sostegno degli altri intraprende la propria gara personale, in una sorta di staffetta fra donne e se è in difficoltà non rimane da sola su uno scoglio impervio ma trova una mano a cui aggrapparsi. Rompe la propria immagine sofferente riflessa nello specchio con l’aiuto di una mazza ma soprattutto con una fragorosa risata. Cosa c’è dentro e oltre quell’abito bianco? Uno sguardo che sembra distaccarsi da sé, ma che scava nella propria interiorità prova a svelare questo interrogativo profondo.
Un viaggio intimo ma anche collettivo, nel quale queste spose liberate da ogni paura e costrizione trovano forza in sé e fuori da sé, stringendosi le mani tra loro e guardando verso l’azzurro del cielo, in una corsa comune, sfrenata e sorridente, insieme."
Evelin Costa

Nessun commento:

Posta un commento